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Ambone

Definizione – Etimologia

L’etimo greco àmbon deriva probabilmente dall’espressione anabàino, salgo, e indica pertanto un luogo posto in alto, un elemento che, fin dalle origini del Cristianesimo – quando i riti prevedono l’esposizione e il commento di brani tratti dai testi sacri – diviene necessario per rendere più visibile l’oratore ai fedeli raccolti nell’aula.

Storia

All’inizio l’ambone è una semplice piattaforma sopraelevata in legno, mobile e facilmente trasportabile, e solo più tardi si trasforma in un arredo fisso di pietra o di marmo, il cui piano per la lettura, dotato di leggio e sorretto da colonne, pilastri o da un basamento, è accessibile mediante una o due scale. In questa fase l’ambone – che a volte viene utilizzato per la predica dei vescovi in alternativa alla cattedra episcopale – assume forme differenti, e anche il suo apparato decorativo è molto variabile; può trovarsi nella navata principale, anche se di solito è posto nel presbiterio, al quale è collegato mediante la solea, la schola cantorum o l’iconostasi.
I primi esemplari di amboni si sviluppano in area bizantina, ambito culturale e religioso nel quale si registra un’estrema varietà di tipi; un elemento in comune è rappresentato dalla loro collocazione all’esterno del santuario, dovuta alla presenza di una barriera fisica, l’iconostasi, che limita la visione del presbiterio. Sull’ambone di Santa Sofia a Costantinopoli, dotato di scale alle due estremità e con il settore centrale coperto a cupola, vengono inoltre incoronati gli imperatori.
In età altomedievale, gli edifici provvisti di un arredo liturgico completo sono dotati di tre amboni, adibiti rispettivamente alla lettura del Vangelo, alla recita dell’epistola e alla profezia: l’ambone per la recita dell’epistola è girato dalla parte dell’altare ed è situato sul lato opposto rispetto all’omologo per la lettura del Vangelo, mentre quello per la profezia è rivolto verso i fedeli. Se l’ambone è unico, si trova sul lato sinistro e può essere dotato di più leggii per assolvere alle diverse funzioni alle quali è destinato; quando è doppio, la predica avviene su quello dell’epistola, che sostituisce l’ambone per la profezia.
In epoca carolingia, a causa della particolare liturgia introdotta da Carlo Magno, si riscontrano un ampio uso e una proliferazione del numero degli amboni in una stessa chiesa. Nel XII e XIII secolo si afferma nell’Urbe il tipo a doppia scala contrapposta che, secondo alcuni studiosi, deriverebbe dai prototipi campani dell’XI secolo e, soprattutto, dall’ambone ligneo eretto al tempo dell’abate Desiderio nel nel monastero di Montecassino; altre ipotesi mettono invece in relazione la sua forma con i modelli bizantini già presenti nella capitale nel periodo paleocristiano.
Se l’ambone per l’epistola è normalmente di dimensioni minori ed è privo di decorazione musiva, l’ambone per la lettura del Vangelo è più grande, è arricchito da mosaici e da sculture, e segue il già citato modello “romano” a duplice scala o, meno frequentemente, a scala singola; questa suppellettile si adatta inoltre molto bene ai recinti delle scholae cantorum ed è spesso affiancata dal candelabro per il cero pasquale.
Nelle chiese di area romana – fatte salve alcune eccezioni – l’ambone per il Vangelo è situato a sinistra di chi guarda verso l’altare, e consiste in un basamento rettangolare con due scale simmetriche addossate alle estremità minori, protette verso l’esterno da parapetti a salienti (saliente). Le scale conducono a una piattaforma che affaccia verso la navata (o da entrambi i fronti) con un poggiolo poligonale sporgente, sul quale è posto il leggio. Un altro tipo di ambone è invece composto da una piattaforma rettangolare, sostenuta da colonne e accessibile da uno dei lati.
Nel tardo Medioevo l’ambone viene sostituito dal pulpito, struttura che, per favorire la predicazione, si attesta nella navata principale, dove si appoggia a una colonna o alla parete.

Bibliografia

Cecchelli C., Ambone, in Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica, I, Roma, 1968, pp. 95-96; Cecchelli C., Ambone, in Enciclopedia Italiana, II, Roma, 1949, pp. 793-794; Rossi P., Ambone, in Enciclopedia dell’arte medievale, I, Milano, 1991, pp. 491-495.

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