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Anamorfosi

Hans Holbein il Giovane, “Gli ambasciatori”, 1533. L’anamorfosi al centro, osservata obliquamente, rivela la figura di un teschio.
Hans Holbein il Giovane, “Gli ambasciatori”, 1533. L’anamorfosi al centro, osservata obliquamente, rivela la figura di un teschio.

Definizione – Etimologia

Dal greco anamòrphosis, forma analoga. Deformazione di un’immagine piana, ottenuta con proiezioni, riflessioni o modificazioni prodotte tramite costruzioni geometriche, che conservi una sia pur approssimativa comprensibilità e che possa tornare a essere percepita correttamente se osservata in modo da annullare gli effetti deformanti, quindi di scorcio o attraverso specchi in grado di ricomporre l’immagine corretta attraverso deformazioni contrarie.

Generalità

Anche deformazione di oggetti tridimensionali, significativamente di architetture o parti di esse, le cui alterazioni metriche scompaiono secondo particolari angoli di osservazione. Sono anche anamorfosi, più spesso dette deformazioni anamorfiche o marginali o aberrazioni marginali, le porzioni periferiche di un’immagine prospettica che risultano percettivamente alterate nelle misure e che riassumono la giusta apparenza, solo se osservate dal corretto centro di proiezione.
Teorizzata già da Leonardo nel Codice Atlantico e da D. Barbaro in La pratica della perspettiva, la sua spettacolarità fu ricercata, soprattutto nell’architectura picta, in condizioni di particolare scorcio prospettico, ma anche nella pittura e nell’illustrazione in genere, dove erano apprezzati i suoi effetti illusori o bizzarri, capaci di produrre sorpresa all’atto del disvelamento. Il successo popolare delle anamorfosi ebbe il suo massimo sviluppo nei secoli XVI e XVII, quando furono apprezzate come raffinata curiosità scientifica.
Sull’anamorfosi sono basati alcuni esperimenti di psicologia della percezione (psicologia della forma) condotti da A. Ames e R. Penrose, volti a illustrare il ruolo dell’esperienza nei processi cognitivi.

Bibliografia

Baltrusaitis J., Anamorfosi o Thaumaturgus opticus, Milano, 1978.

 

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