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Attacco a terra

Definizione – Etimologia

Espressione composta da due termini che indicano l’insieme delle opere edilizie necessarie a realizzare la connessione fra una costruzione e il terreno su cui sorge. Il termine attacco, dal verbo attaccare, richiama sia il modo con cui due parti si congiungono, sia l’elemento che segna l’inizio della costruzione e che, con le sue caratteristiche, regola il rapporto tra la struttura edilizia e il terreno. Il termine terra, usato come sinonimo di suolo, introduce le caratteristiche del terreno e gli aspetti tecnici legati alla sua lavorazione o ai suoi trattamenti, studiati dalla geologia e dalla geotecnica. Il collegamento dei due termini, tramite la preposizione “a”, rende evidente come, nella progettazione dell’attacco a terra di una costruzione edilizia, lo studio della forma e la considerazione delle esigenze funzionali, da cui dipendono prevalentemente le scelte architettoniche, si integrano con i problemi tecnici e guidano le scelte tecnologiche.

Generalità

Nella storia dell’architettura moderna, il problema del rapporto dell’edificio con il terreno ha dato luogo a un ricco repertorio di configurazioni, dalla stretta integrazione ambientale con il suolo (F.L. Wright, Fallingwater) o da una sua artificiale ricostruzione (R. Gabetti e A. Isola, Centro residenziale Olivetti), al distacco attraverso basamenti (L. Kahn, Parlamento del Bangladesh), porticati (Le Corbusier, Ville Savoye) o piedritti (Mies van der Rohe, casa Farnsworth), fino alla sua rarefazione (R. Koolhaas, casa a Bordeaux).
È uno dei nodi costruttivi in cui maggiormente si sono fusi requisiti tecnici e intenzioni architettoniche per realizzare un basamento o plinto, utile alla protezione e alla difesa, ma in seguito destinato a esaltare la funzione, la solidità e l’importanza dell’edificio stesso, come nei templi greci, nelle fortezze o nei palazzi e nelle ville patrizie. Il basamento, iniziale terrapieno e piattaforma d’appoggio, si svuota per diventare spazio abitabile (A. Loos, casa Tristan Tzara), a volte anche scavato nella profondità del terreno stesso. Il raccordo costruttivo, funzionale e figurativo tra il terreno e la costruzione diventa così un elemento complesso in cui i muri, ergendosi dallo scavo, non solo sostengono la costruzione sovrastante, ma garantiscono anche le diverse esigenze tecniche legate al benessere abitativo (Le Corbusier, Unité d’Habitation). Nello studio dell’attacco a terra intervengono molti fattori (storici, culturali, morfologici, funzionali), che concorrono a definire le caratteristiche dell’insieme delle opere di sistemazione del terreno, strutturali, di chiusura e connessione ai servizi di rete. Ne conseguono alcuni passaggi: lo studio del terreno per stabilire la sistemazione della costruzione su di esso; la scelta e il dimensionamento delle strutture di fondazione, in ragione sia della portanza del terreno e dei carichi, sia delle caratteristiche strutturali e costruttive dell’edificio; la soluzione dei problemi relativi alla connessione agli impianti e al contatto con il terreno.

La sistemazione della costruzione sul terreno

Lo studio dell’attacco a terra di un edificio inizia con una valutazione delle caratteristiche del terreno per definire, in funzione del tipo di fondazioni, il progetto degli scavi, dei riporti e delle eventuali opere di consolidamento o contenimento. L’architetto sviluppa lo studio con l’aiuto di un geologo specializzato in geotecnica e di un ingegnere per comprendere le caratteristiche (natura petrografica, granulometria, giacitura, umidità naturale ecc.) e i comportamenti meccanici del terreno attraverso analisi e prove in situ e in laboratorio. Un buon progetto di sistemazione valuta la rispondenza della forma del terreno non solo in base alle sue caratteristiche, ma anche rispetto al verificarsi di fenomeni naturali eccezionali (piogge torrenziali o altro) o alla presenza di falde acquifere.
Diverse tecniche sono disponibili per consolidare (preconsolidamento) terreni a bassa consistenza (costipazione, vibrazione, compattazione, ancoraggio) o per evitare che il terreno subisca trasformazioni (frane, smottamenti, dilavamenti, erosioni, assestamenti) attraverso opere di stabilizzazione e rinforzo (impianti vegetali, geocompositi, geogriglie o geotessili) o costruendo elementi esterni (gabbioni di pietrame, palificazioni, elementi prefabbricati a innesto). Se si prevede di modificare l’inclinazione di un pendio o di costruire un edificio nel suo profilo, l’attacco a terra include opere di contenimento per assorbire la spinta del terreno (muri di sostegno a gravità, muri elastici in calcestruzzo armato).

Le scelte strutturali

Le opere strutturali dell’attacco a terra riguardano, oltre agli eventuali interventi di contenimento o di sostruzione, le fondazioni, cui spetta il compito di assicurare la costruzione alla base accordando la portanza del terreno (la capacità di sopportare una quantità di carico per unità di superficie) con i pesi trasmessi dalla struttura (carichi permanenti e accidentali), attraverso un percorso definito dalla gerarchia degli elementi strutturali (dal solaio alla nervatura, alla trave, ai pilastri, fino alla fondazione).
La scelta del tipo di fondazione (superficiale o profonda) dipende dalla possibilità di distribuire o concentrare i carichi sul terreno, ma anche dalle caratteristiche strutturali (muratura portante, travi e pilastri, strutture tese ecc.) e costruttive (materiali, giunti, assemblaggio ecc.) dell’edificio, al fine di evitare le conseguenze di movimenti d’assestamento o differenziali. Se il problema statico può essere risolto dove si concentrano i carichi, allora è conveniente eseguire la fondazione solo in quei punti con elementi isolati (plinti), grandi quanto basta per scaricare i carichi. In terreni superficiali incoerenti sono necessarie palificazioni profonde, anch’esse puntiformi e perciò potenzialmente isolate. Altri sistemi richiedono tipi di legami strutturali con il terreno che si affidano a fondazioni continue, a travi rovesce, a platea.

Problemi tecnologici

Gli elementi costruttivi dell’attacco a terra che delimitano uno spazio interno devono assicurare un’adeguata qualità ambientale, garantendo la ventilazione, la tenuta all’umidità (separazioni con asfalto, distacco con vespai areati, giunti) e alle infiltrazioni di gas (radon) o acqua (impermeabilizzazioni, drenaggi), la resistenza agli attacchi biologici (rame per termiti, funghi) e il controllo dei consumi energetici (isolamento termico). Questi problemi richiedono particolare attenzione nella progettazione dei solai di chiusura a terra e delle pareti dei locali interrati attraverso strati drenanti, impermeabilizzanti, isolanti e per la ventilazione (intercapedini).
Il possibile utilizzo della costante temperatura del terreno introduce nuovi elementi da considerare nella progettazione per migliorare l’efficienza energetica (impianti geotermici), prelevando acqua o vapore geotermico nel sottosuolo attraverso tubazioni che si aggiungono alle connessioni alle reti di superficie (pedonali, ciclabili, carrabili) e alle reti interrate (fognatura, acqua potabile, energia elettrica, gas, comunicazioni), in un sistema integrato costruzione-impianti.

Bibliografia

Allen E., I fondamenti del costruire. I materiali, le tecniche, i metodi, Milano, 1997; Deplazes A. (a cura di), Constructing architecture. Materials, processes, structures. A handbook, Basel, 2005; Giambartolomei P., Ai piedi dell’architettura. Riferimenti progettuali sull’«attacco a terra» degli edifici, Roma, 1998; Marrone P., Morabito G., La tecnologia che serve agli architetti, Firenze, 2010; Torricelli M.C., Del Nord R., Felli P., Materiali e tecnologie dell’architettura, Bari, 2001.

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