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Centuriazione

Igino Gromatico, Miniatura Manoscritto Palatinus 1564, IX secolo, Colonia Claudia, forse Aventicum (Avenches, Svizzera), Roma, Biblioteca Vaticana.
Igino Gromatico, Miniatura Manoscritto Palatinus 1564, IX secolo, Colonia Claudia, forse Aventicum (Avenches, Svizzera), Roma, Biblioteca Vaticana.

Definizione-Etimologia

Dal latino centuriatio, derivato da centuria, che significava in origine centum heredia, terreno quadrato ripartito in cento lotti da trasmettere in eredità. Si tratta di un tipico tessuto agrario della pianificazione romana.

Generalità

Tracce più o meno consistenti della sua presenza sono riscontrabili nelle aree pianeggianti sottoposte dai romani a opere di bonifica e suddivise in maglie quadrate di percorsi e canali chiamate centuriae (2400 x 2400 piedi = 710 x 710 m circa).
Intorno al 1830 il danese capitano di vascello C.T. Falbe fu il primo a riconoscere una centuriazione nella campagna a nord-est di Tunisi, in prossimità dell’antica Cartagine. Da allora delle centuriazioni sono state rinvenute in numerose regioni dell’Impero romano e la conoscenza intorno a esse è andata progressivamente aumentando, fino a dar luogo a un particolare settore di studi, con una letteratura assai ricca e metodi di indagine topografici e aerofotografici ampiamente consolidati.
Dal punto di vista territoriale (territorio), la centuriazione non va, tuttavia, considerata un reperto antiquario. L’uniformità della sua diffusione e la persistenza con cui ha condizionato e continua a condizionare nel sostrato gli assetti odierni inducono ad analizzarla come un operante prodotto storico all’interno del fenomeno più generale della pianificazione romana.

Storia

Subito dopo le guerre annibaliche, a partire dai primi decenni del II secolo a.C., istanze di varia natura (militari, demografiche, economiche, politiche, giuridiche e amministrative) spinsero i Romani ad attuare su larga scala un vasto programma di colonizzazioni territoriali, che, a giudicare dai segni residui sulle carte attuali e dall’iconografia del Corpus Agrimensorum, puntavano a integrare organicamente le centuriazioni con le altre componenti tipiche dei piani (insediamenti, vie e confini amministrativi), sulla base di un modello standard di agro colonico presumibilmente quadrato, come il tipo corrispettivo della città romana.
La mancanza di un termine latino in grado di rendere il significato di “pianificazione” induce a ipotizzare che tale valore semantico potesse essere incluso in quello di centuriatio: momento conclusivo della ripartizione superficiale dei terreni bonificati e perciò, in quanto tale, sinteticamente rappresentativo dell’intero processo.
Dalla campionatura dei numerosi sistemi cardo-decumanici individuati nell’Italia centro-settentrionale e in Padania si deduce come tali sistemi fossero concepiti sulla geometria elementare della linea, della croce ortogonale (decussis) e del quadrato. In particolare i quadrati di lato 5 consentivano nella prassi esecutiva triangolazioni di verifica dello squadro tramite la misura in numeri interi della diagonale, il cui valore impreciso 7 (in realtà 7,071…) era dal punto di vista geometrico del tutto ininfluente sulle lunghe distanze.
Ciò spiega probabilmente la messa a punto di un sistema proporzionale di misure di superficie impostato su multipli quinari progressivamente crescenti (si veda la metrologia romana), come la centuria, il saltus e l’ager, unità modulare, quest’ultima, ipotizzata a seguito di ricerche recenti, che hanno individuato (sui Fogli al 100.000 dell’Istituto Geografico Militare, in particolare in Valdichiana) numerosi sistemi di segni ortogonali (frammenti di percorsi e confini a distanza costante di saltus) riconducibili a delimitazioni quadrate di 12 miglia, variamente ruotate in relazione ai luoghi (secundum naturam). Conformemente ai dettami degli Agrimensores, la loro geometria di impianto è data dalle direzioni del cardo e del decumanus maximus: il primo coincidente con un rettilineo della via consolare; il secondo con una sua trasversale di fondovalle, il cui squadro era ottenuto con uno strumento (groma) posto nel centro della centuriazione (ombilicus). La scelta del migliore orientamento naturale era effettuata dai progettisti in virtù di un sistema coordinato di mappe misurate dette formae, realizzate a seguito di rilievi accurati (metationes), riferiti a una base geodetica di maglie quadrate (paralleli e meridiani non convergenti) di dimensioni uguali ai quadrati di rotazione, ma incentrati sul Campidoglio e orientati sui punti cardinali (secundum caelum).
In termini cartografici, la tecnica della quadratura non solo consentiva con relativa facilità e precisione di ottenere riduzioni o ingrandimenti di scala, ma dava anche la possibilità di fissare in maniera univoca – prima sulle carte, poi nella realtà – la croce ruotata degli assi di fondazione, subordinandone il disegno e il tracciamento a quattro capisaldi della maglia, legati a due a due da un rapporto in numeri interi (ratio), variabile in funzione della scelta dell’angolo di rotazione, ma a indici invertiti tra gli assi ortogonali del cardo e del decumano. Al tracciamento della croce di impianto doveva seguire presumibilmente la definizione dei confini, marcati con cippi sui quattro lati del quadrato fino ai cantonali d’angolo. Operazioni di traguardo visivo (spectiones) tra limiti e assi mediani, ripetute a distanza costante di cinque centurie (12.000 piedi), determinavano la ripartizione dell’ager in saltus, tramite una rete di strade secondarie e/o di confini interni (viae o limites quintarii), che consentivano la distribuzione delle aree di pertinenza dei vari insediamenti (pagi e vici), tenendo conto ovviamente delle diverse acclività e della resa economica. Da qui la distinzione tra saltus montani (per il pascolo e il legnatico), collinari (per le coltivazioni specializzate a vino e olio) e di pianura (per la coltivazione intensiva dei cereali), i quali, in particolare, dopo la bonifica erano di norma risuddivisi in centurie, e queste a loro volta frazionate in lotti (sortes) da assegnare per estrazione ai coloni.

Bibliografia

AA.VV., Misurare la terra: centuriazioni e coloni nel mondo romano, Modena, 1984; Castagnoli F., Architettura, Urbanistica, Centuriazione, in Castagnoli F., Topografia antica. Un metodo di studio, II, Roma, 1993; Cataldi G., La pianificazione antica del territorio, in Biagianti I. (a cura di ), La Valdichiana dai primordi al Terzo Millennio. Storia ragionata di un territorio, Cortona, 2007; Cataldi G., Forma quadrata Italiae. La pianificazione territoriale dell’Italia romana, in“Atti e Memorie dell’Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze”, LXV, 2003, Arezzo, 2004, pp. 102-104; De Caterini R., Gromatici Veteres. Piccola storia della tecnica e dei tecnici dell’antica Roma, Roma, 1966; Dilke O.A.W., Gli agrimensori di Roma antica, Bologna, 1971; Falbe C.T., Recherches sur l’emplacement de Carthage, Paris, 1833; Fraccaro P., Opuscula. Scritti di Topografia e di Epigrafia, I-II, Pavia, 1957; Schmiedt G., La centuriazione romana, Atlante delle Sedi Umane Scomparse in Italia, III, Firenze, 1989.

 

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