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Corridoio

Roma, Palazzo per uffici FAO. Assetto distributivo, prog. M. Ridolfi, V. Frankl, V. Cafiero, A. Legnani, G. Rinaldi, E. Rossi.
Roma, Palazzo per uffici FAO. Assetto distributivo, prog. M. Ridolfi, V. Frankl, V. Cafiero, A. Legnani, G. Rinaldi, E. Rossi.

Definizione – Etimologia

Dal lat. classico cǔrrere, d’origine indeuropea, derivato di “corrente” (agg.: che corre, che cammina, che si muove celermente) identifica l’ambiente, con una dimensione generalmente prevalente sull’altra, impiegato per il passaggio o la distribuzione di vani e locali in un edificio o di camere in un’abitazione. Particolare rilevanza funzionale assume negli edifici collettivi, come alberghi, scuole, uffici, ospedali (da cui si è generato il termine corsia) ecc., in seguito alla necessità dei singoli ambienti, tra loro indipendenti, di essere autonomamente disimpegnati.
Nel latino medievale compare il termine coretorium a significare lo stretto andito sulle mura che consente il passaggio tra due torri. Ancora nella terminologia riferita alle opere di difesa, nel Cinquecento identifica la banchina impiegata dai difensori dietro il parapetto del muro del terrapieno, costituente la cortina delle opere difensive.

Caratteri e applicazioni

Forme embrionali di ambienti specializzati per il disimpegno di vani o spazi organizzati compaiono nell’antichità, come dimostrano l’architettura egiziana e asiatica (palazzi di Persepoli). Il bisogno di assicurare l’indipendenza distributiva degli ambienti o dei luoghi tra di loro connessi, nell’ambito di un organismo architettonico, è evidente nelle residenze palaziali greche, come ad esempio nel palazzo del re Minosse a Knossόs (Creta), e nelle grandi domus romane tipo la casa di Pansa a Pompei o nelle insulae, dove coincide con il ballatoio di distribuzione.
Largo impiego del corridoio a servizio degli ambienti appare nelle strutture residenziali collettive del monastero e del convento. L’articolazione ad ambulacro rigirante intorno ad un cortile, con portico a piano terreno e loggia a piano superiore, ha facilitato l’organizzazione seriale dei vani comuni e privati, autonomamente disimpegnati, specifica delle strutture cenobitiche.
Preliminari forme di strutturazione di vani gerarchizzati in serie, serviti da corridoi, sono pure presenti nei tipi specialistici medioevali e rinascimentali (ospedale dei poveri, prigione, albergo) e in quelli che conservano un uso residenziale. Ad esempio, numerosi palazzi fiorentini e romani, nati da trasformazione e rifusione di edilizia abitativa preesistente, documentano una nutrita casistica di complessi adattamenti diretti al conseguimento dell’unità distributiva assicurata dallo sviluppo di un percorso continuo. Il tipo maturo del palazzo quattrocentesco mostra, similmente agli impianti conventuali, un efficiente assetto distributivo risultato della progressiva formazione di un corridoio anulare aperto sul cortile.
Con la modernità specialmente europea, diretta erede delle riflessioni annunciate dalla manualistica di XIX secolo, con cui sembra delinearsi un’iniziale sistematizzazione dell’apparato distributivo dei complessi architettonici, la componente funzionale, di frequente basata proprio sul ruolo predominante del corridoio con il quale si regola la distribuzione, risulterà particolarmente amplificata. In particolare, saranno gli edifici per uffici che, dovendo rispondere a esigenze peculiari e talvolta anche molto differenziate, richiederanno una vasta gamma di soluzioni, non a caso definite da schemi planimetrici semplici generalmente subordinati alle specifiche richieste funzionali. Per questi, in molti casi, il corridoio si sviluppa distribuendo una coppia di serie di ambienti o una fascia di utenze singole. Nei grandi organismi con corpo di fabbrica incrementato, costituito di più parti tra loro interdipendenti, esso viene anche più volte reiterato al fine di ordinare convenientemente le serie di ambienti. Fenomeno pure diffuso, specialmente nelle soluzioni definitesi dalla metà del secolo scorso, l’organizzazione a spazi privi di partizioni (open space) in cui il corridoio di distribuzione si determina grazie all’efficiente accostamento delle postazioni di lavoro.
Un’accezione molto singolare del corridoio è rappresentata dal Palazzo del Parlamento, dove si danno normalmente convegno giornalisti e parlamentari. Quello di Montecitorio a Roma, detto Transatlantico, è nel linguaggio giornalistico definito “corridoio dei passi perduti”.
Nell’architettura islamica, specialmente quella dei grandi organismi come i caravanserragli e le medrese, il corridoio compare quale elemento distributivo indispensabile per il razionale coordinamento dei vani, talvolta alquanto numerosi.
Riguardo alle dimensioni che ricorrono tipicamente nella larghezza dei corridoi, si riscontra una pressoché rigorosa modularità (mod. 55-60 cm/persona) variabile in rapporto al numero (reale o presunto) di persone che ne fanno simultaneamente uso, ma anche in base al tipo di edificio. Ad esempio, se negli appartamenti la dimensione si attesta su 110-120 cm per permettere il passaggio contemporaneo di due persone, negli edifici per ufficio generalmente non risulta inferiore a 150 cm, cioè pari a due moduli interi e una metà (corrispondente alla persona che si scosta), e aumenta progressivamente in base al flusso stimato di utenza. Tale dimensione di 60 cm è stata, peraltro, considerata quale modulo base per la valutazione delle uscite di sicurezza imposte dalla normativa antincendio.

Recentemente il termine è stato impiegato per designare tutte quelle iniziative volte a incoraggiare azioni di potenziamento delle reti infrastrutturali e dei trasporti tendenti a facilitare l’integrazione giuridica, economica e socio-culturale eurobalcanica. Il progetto multimodale Corridoio VIII, infatti, è uno dei dieci “corridoi paneuropei” in corso di attuazione finalizzato alla promozione del trasporto di persone e merci nell’Europa centrale e orientale. Per estensione, con analogo significato, esso è impiegato sempre più assiduamente nella terminologia urbanistica a identificare gli “assi” di collegamento (reali o virtuali) di poli nel territorio.

 

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