Cristiana, architettura | www.Wikitecnica.com

Cristiana, architettura

Sommario: 1. Definizione – Etimologia2. Generalità3. Tipologie architettonicheBibliografia

1. Definizione – Etimologia

Dicesi cristiana l’architettura realizzata per lo svolgimento dei riti liturgici propri della religione cristiana. Sono Cristiani i battezzati in Cristo; nello specifico, tra i principali gruppi, si possono citare i cattolici, gli ortodossi, i protestanti (anglicani, evangelici, calvinisti). La nascita dell’architettura specificamente cristiana è individuabile dal terzo secolo ed è relativa a diversificate tipologie.

2. Generalità

È da prendere in considerazione il significato del lemma dal momento in cui le comunità, da iniziali sette di Nazareni (così individuati dai giudei avversari), vennero riconosciuti quali “comunità di cristiani”, ovvero di seguaci di Cristo come avvenne ad Antiochia. Sempre in età apostolica si hanno riferimenti sicuri alla consuetudine della ‘frazione del pane’ (coena domini – poi celebrazione eucaristica), alla liturgia della parola, poi al battesimo e al culto dei martiri.

Le principali tipologie edilizie sono sempre legate alla pratica liturgica secondo le ritualità proprie; vi sono diverse aggettivazioni spaziali e formali tra Oriente e Occidente e in relazione alle epoche in cui si esplica la produzione architettonica. Particolare attenzione in ogni epoca è dedicata agli aspetti luministici, quale espressione di riferimenti simbolici alla presenza di Dio nello spazio terreno e a preziose connotazioni decorative, che ricoprono le superfici murarie degli edifici di culto (mosaici, vetrate colorate, affreschi murari, tele e dipinti, ricche pavimentazioni ornamentali ecc.).

Gli oggetti scultorei (in pietra o in legno), presenti negli spazi interni risultano, in ogni periodo storico, parte integrante della progettazione dell’architettura sacra cristiana, poiché gli oggetti d’arredo sono necessari allo svolgimento dei riti liturgici: altari, tabernacoli, amboni, seggi, pulpiti, cibori, recinti per circoscrivere l’area presbiteriale o lo spazio destinato al coro, sedili per il coro, vasche battesimali, confessionali ecc. In particolare tra gli elementi talvolta presenti a diaframma tra presbiterio e zona dei fedeli è da segnalare l’iconostasi, quale elemento d’arredo interno: una parete divisoria, che sorregge un certo numero di icone. Presente sia nelle chiese occidentali che orientali fin dall’antichità cristiana, necessaria per nascondere allo sguardo dei fedelii misteri celebrati, scomparirà in Occidente a partire dal XIII secolo (periodo di fioritura della scolastica), non in Oriente e nelle chiese di rito greco presenti anche in Occidente (es: San Giorgio a Venezia, San Nicola a Trieste, Santissima Annunziata e Santissima Trinità a Livorno, Sant’Anna ad Ancona, Santa Maria degli Angeli a Barletta, Santi Pietro e Paolo a Napoli, San Nicola a Lecce).

3. Tipologie architettoniche

Prima dell’Editto di Costantino (313), a causa delle persecuzioni subite dai cristiani nei primi due secoli, per svolgere i riti liturgici (celebrazione eucaristica, battesimo, confermazione ecc.), si utilizzavano abitazioni private, individuabili come domus ecclesiae (dal greco ecclesia, assemblea), che costituivano i luoghi d’incontro delle prime comunità. L’esempio rinvenuto a Dura Europos (città di confine sulle rive dell’Eufrate) riconducibile al 232, ne costituisce il tipo architettonico. Intorno a uno spazio centrale aperto (cortile), erano disposti gli spazi relativi a una sala più grande (sala per le celebrazioni), comunicante con una più piccola (sala per i catecumeni) e un altro ambiente con il fonte battesimale.

A Roma soluzioni analoghe corrispondono ai cosiddetti tituli (titulus Equitii, titulus Byzantis, titulus Pammachii), dal nome del proprietario dell’immobile acquisito dalle comunità dei fedeli, prefiguranti organizzazioni amministrative locali (in futuro parrocchie).

Una vera e propria architettura cristiana si svilupperà a partire dal secondo decennio del IV secolo, dopo l’Editto di Costantino con il quale si riconosce ai cristiani la libertà di culto, tuttavia le fonti ricordano una significativa costruzione ad Antiochia del 265 (voluta dal vescovo Paolo di Samosata) e un’altra chiesa a Nicomedia, distrutta durante le persecuzioni (nel 303). Lo scrittore pagano Porfirio di Tiro (232-303 circa) riporta la notizia di costruzioni realizzate dai cristiani che rivaleggiavano con i templi pagani; nel 316 la nuova cattedrale di Tiro (Libano, della quale oggi non rimane nulla), risulta già realizzata.

Gli elementi tipologici propri di una basilica matura di IV secolo sono: quadriportico volto a oriente con fontane per la purificazione, con corpi di fabbrica adibiti a vestiboli d’ingresso (esonartece sull’esterno ed endonartece all’interno), navate illuminata da numerose finestre, copertura lignea, pavimento marmoreo. Altre tipologie sorte tra il IV e VI secolo (in Oriente e Occidente) sono quelle relative a edifici a pianta centrale come i battisteri e i martyria. I primi finalizzati al rito battesimale (ottagonali, circolari ecc.) poi dal XIV secolo, progressivamente inserit, come semplici fonti battesimali, nella chiesa in un’area che ne mantiene la specifica denominazione; i secondi, sorti sulle tombe dei martiri, verranno poi sostituiti da spazi interni (cripte). Le catacombe, in origine destinate solamente alle sepolture, mutarono durante le persecuzioni quando, in casi eccezionali, servirono come luoghi di rifugio temporaneo e per celebrare l’Eucarestia.

In età carolingia (IX-X secolo) e secoli successivi (XI-XIV) permangono chiese a impianto basilicale con trasformazioni legate ai problemi luministico-strutturali, e quindi ai tipi di coperture che da lignee si trasformano progressivamente in murarie con conseguente trasformazione strutturale e linguistica dello spazio interno (volte a botte, a crociera quadrata o rettangolare), con accentuazioni spaziali diversificate (romanica, architettura) nelle diverse regioni e in riferimento anche a nuovi elementi tipologici particolari, che si innestano sullo schema tradizionale connotando diversamente lo spazio complessivo: vedi lo sviluppo dei Westwerk e dei Westbau.

Ulteriori tipologie medievali cristiane sono i romitori, i monasteri, le abbazie, gli xenodochi, legati alla fioritura degli ordini monastici (dal VI secolo in poi) e della pratica dei pellegrinaggi in tutta l’Europa Occidentale; così come gli oratori di confraternite e di ordini religiosi (edifici molto semplici e di limitata estenzione nel XVI secolo, in seguito più articolati), i collegi e i conventi.

La spazialità delle chiese cristiane cattoliche, in seguito alle indicazioni fissate dal Concilio di Trento (post 1563), si modificò dai consueti impianti basilicali a più navate nel modello ad aula unica con cappelle laterali (esempio, chiesa del Gesù di Roma) al fine di stabilire una continuità visiva e liturgica tra altare-pulpito-fedeli, similmente a quanto precedentemente avvenuto per le chiese realizzate dagli ordini mendicanti in età medievale nei centri urbani. Per ciò che concerne l’architettura sacra cristiana protestante, si attinge al patrimonio formale e decorativo dell’architettura medievale. Nella definizione degli interni si prediligono assetti di spazialità uniche, ampiamente illuminate da aperture lungo le pareti laterali. Talvolta negli elementi simbolico-decorativi del linguaggio artistico si riprendendo simboli cristiani dei primi secoli.

Bibliografia

Bonelli R., Bozzoni C., Franchetti Pardo V., Storia dell’architettura medievale, Bari, 1997; Bozzoni C., Dal tardo antico alla rinascenza carolingia, in L’architettura del mondo antico, Bari, 2006; Crippa M.A., Zibawi M., L’arte paleocristiana. Visione dello spazio dalle origini a Bisanzio, Milano 1998; Krautheimer R., Architettura sacra paleocristiana e medievale e altri saggi su Rinascimento e barocco, Torino, 2008; Pellegri M., Gli xenodochi lungo le strade del contado della diocesi di Parma, in Parma nell’arte, II, 1972.

Copyright © - Riproduzione riservata
Cristiana, architettura

www.Wikitecnica.com