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Crollo

Tacoma Narrows Bridge (USA), il crollo del ponte, 1940. Foto da Seattle Post-Intelligencer.
Tacoma Narrows Bridge (USA), il crollo del ponte, 1940. Foto da Seattle Post-Intelligencer.

Definizione – Etimologia

Collasso strutturale che comporta la rovina, parziale o totale, della costruzione. L’etimologia è incerta: dal latino corrutulare, a sua volta da corruere (cadere in rovina) o da con-rotulare (ruotare), con riferimento più specifico a meccanismi di collasso per ribaltamento delle pareti. Un crollo può essere spontaneo, ovvero generato da cause intrinseche alla costruzione stessa, o indotto da cause esterne.

Generalità

Le possibili cause di un crollo spontaneo vanno dagli errori progettuali ai difetti di esecuzione, all’insufficiente resistenza dei materiali, eventualmente degradata dalla vetustà. Molteplici sono poi le possibili cause estrinseche di crollo: eventi naturali (sismi, tornado, frane), incendi, guerre, scoppi (in particolare da gas, esplosivi o da fuochi d’artificio), impatti di veicoli (tipicamente automezzi e treni su pile da ponte o aeromobili su edifici alti), eccessivi carichi variabili. In molti casi è l’effetto concomitante di più di una causa a determinare il crollo, perché è difficile che una singola causa riesca ad annullare i margini di sicurezza con i quali gli edifici sono sempre stati costruiti, anche prima che questi margini fossero quantificati dalle normative con appositi coefficienti.

In alcuni casi si possono manifestare segni premonitori prima del crollo, come crepe e dissesti statici di vario tipo.

Si parla di crollo progressivo quando una rottura locale innesca un effetto a catena con conseguenze sproporzionate rispetto al dissesto originale. Un esempio noto di crollo progressivo dalle conseguenze tragiche si è verificato nel 1968 nel palazzo Ronan Point a est di Londra: il cedimento di un singolo pannello portante di un piano, causato da un’esplosione di gas, ha provocato il crollo di un intero angolo del palazzo di 23 piani. Altro esempio significativo di crollo è quello del Tacoma Bridge, avvenuto negli USA nel 1940, pochi mesi dopo la sua apertura al traffico, dovuto all’interazione dinamica tra il vento, pur modesto, e la struttura: fenomeno, peraltro, all’epoca non del tutto noto.

Un esempio eclatante di crollo spontaneo è quello che ha coinvolto il Campanile di San Marco a Venezia nel 1902, causato dal cedimento del materiale sottoposto a compressioni elevate per un lungo periodo di tempo, con il probabile innesco di fenomeni di viscosità: la resistenza dei materiali sotto a carichi di lunga durata può infatti risultare sensibilmente inferiore a quella che si registra in laboratorio con prove di breve durata.

Bibliografia

Dei Poli S., Crolli e lesioni di strutture, Milano, 1942; Laner F., Il limite della dispersione: controllo e sperimentazione dei componenti edilizi, Milano, 1993.

 

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