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Etrusca, architettura

Sorano (Grosseto), loc. Sovana, Tomba Ildebranda, III-II sec. a.C. La tomba imita nella pianta un tempio periptero con alae.
Sorano (Grosseto), loc. Sovana, Tomba Ildebranda, III-II sec. a.C. La tomba imita nella pianta un tempio periptero con alae.

Definizione – Generalità

La civiltà etrusca si sviluppa in Italia centrale, in particolare nel territorio di Toscana, Lazio e Umbria, a partire dal IX-VIII sec. a.C. e si considera assimilata a Roma dal I sec. a.C.

Le architetture etrusche oggi visibili sono poche: le strutture in elevato erano infatti costituite da materiali deperibili e i centri etruschi furono trasformati dalla occupazione romana. Importanti indizi sono forniti dalle tombe, che riproponevano strutture e arredi propri delle case.

Le tombe a camera, spesso decorate da affreschi, possono presentare soffitti scolpiti nella roccia che imitano orditure in legno (doppio spiovente con trave centrale; lacunari). Nelle tombe a tumulo (VIII-VI sec. a.C.) la camera sepolcrale, scavata nella roccia o in muratura, con falsa volta, è ricoperta da un cumulo di terra con un anello di contenimento alla base.

Dalla I metà del VI sec. in poi si hanno tombe con dromos, atrio a pianta quadrata o rettangolare e camera sepolcrale in asse. Nel viterbese si trovano tombe scavate sulle pareti dei valloni tufacei.

Dal IV sec. si riscontrano il tipo a dado (con monumento intagliato nella roccia e camera al di sotto) e tipi a forma di casa, edicola o tempio. In epoca tarda si trovano tombe a camera rettangolare con volta a botte.

I templi sono di proporzioni tozze, con cella unica o tripartita, con o senza colonne sul fronte, su alto podio in muratura e gradinata frontale per cui il lato privilegiato di percezione è la facciata. L’origine di questa impostazione è rituale: la terrazza utilizzata dagli àuguri (templum) avrebbe infatti escluso dall’osservazione la parte posteriore. L’elevato è in legno con rivestimento in lastre fittili decorate a rilievo e dipinte; la copertura di tegole e coppi con antefisse; sul frontone sono statue in terracotta. Durante il periodo arcaico e classico si utilizzano per podio, altari, basi e capitelli, modanature dal profilo circolare.

La colonna “tuscanica”, priva di scanalature e con base, che ha capitello con echino e abaco talora circolare, appare negli edifici sacri del periodo arcaico ed è da ritenersi, più che invenzione etrusca, una “colonna predorica diffusa nell’ambiente preellenico”. In area etrusca sono usati pure colonne doriche e ioniche, colonne con capitelli a doppia serie di volute e pilastri a volute. In età ellenistica nelle architetture funerarie si riscontra anche capitelli con foglie e protomi umane.

Cenni storici

Il primo manifestarsi della architettura etrusca si ha con la cultura villanoviana (secc. IX-VIII) in cui l’insediamento base è il villaggio di capanne; mancano edifici specializzati per le funzioni civili o religiose, svolte in ambito domestico. In età orientalizzante (VII sec. a.C.) gli abitati in posizione più favorevole assumono fisionomia urbana; vi compaiono strutture difensive a terrapieno e fossato o con bastioni di mattoni crudi su zoccolo di pietrame (Roselle). In questa fase si passa dalle fosse alle tombe a camera coperte da pseudovolta in opera quadrata, e coperte e protette da un tumulo che assumerà carattere via via più monumentale con cornici decorative tra l’anello di base e la calotta.

Alla fine del periodo orientalizzante risale l’abitato di Acquarossa (VT) con piccoli nuclei di case distribuiti in maniera non omogenea separati da aree libere. All’inizio del VII sec. a.C. l’abitazione è a pianta rettangolare con coperture straminee e pareti di strame intrecciato su orditura di pali in legno; a metà del VII sec. si hanno edifici con fondazioni in pietra e alzato in argilla a graticcio, pisè o in mattoni crudi mentre una carpenteria complessa sostiene coperture in terracotta.

Alla fine del VII sec. si diffonde un nuovo modello di organizzazione planimetrica, forse orientale, presente anche nelle tombe, con lo spazio abitativo diviso in tre ambienti con il centrale più grande. L’ingresso, sul lato lungo, è preceduto da un vano scoperto. Il Palazzo di Murlo (Siena, II fase: 570-500 a.C.) è quadrato (lato: 60 m) con corte centrale attorno a cui sono sul lato nordovest, privo di portici, una struttura tripartita con edificio di culto, sul lato sudovest, porticato, una struttura tripartita con sala da banchetto e magazzini; i tetti erano decorati da sculture fittili.

Anche ad Acquarossa si trova un edificio, ricostruito nel 560-550, con due ali porticate disposte attorno a un cortile. Durante la fase orientalizzante avanzata (fine VII- inizi VI sec. a.C.) nascono i principali caratteri dell’architettura etrusca che genereranno quello che verrà classificato come “ordine tuscanico”. A Tuscania si abbandona l’uso dei tumuli a favore di tombe a forma di casa con tetto a doppia falda e tre vani interni mentre a Tarquinia continua l’uso di tumuli con spazio cultuale antistante. In Etruria settentrionale ci sono diversi modelli: sulla costa prevale quello a pianta circolare con copertura a tholos e talora pilastro centrale.

In età arcaica (570-480 a.C.) col mutare della struttura sociale (sviluppo di una classe media e maggiore divisione del potere) nascono entità urbane più complesse con strutture collettive legate all’amministrazione civile e religiosa. A questa fase appartiene la città presso Marzabotto (BO), che ha impianto regolare (vi si sono rinvenuti anche i cippi che segnavano i punti per il tracciamento), acropoli con edifici sacri e città bassa con isolati (35 m) organizzati su una grande via centrale (15 m). Le case sono omogenee, di 600-800 m2, con cortile scoperto attorno a cui si distribuiscono le stanze; in asse col corridoio è un vano di rappresentanza. Tra una casa e l’altra sono stretti passaggi per il deflusso delle acque. Le fondazioni sono in ciottoli, gli elevati in mattoni cotti in modo rudimentale e intelaiature lignee.

Anche in Val Padana si trovavano abitati regolari, con uso di tecniche a graticcio. Dal secondo quarto del secolo il tumulo scompare e si diffondono tipologie funerarie del tipo a dado, a pianta quadrangolare con porta sulla strada (Ceri, Orvieto); nel viterbese il modello a dado si applica all’architettura rupestre, con podi modanati e facciate scolpite.

Alla metà del VI sec. risalgono i primi resti di templi; si diffonde l’uso di statue fittili a tutto tondo per la decorazione architettonica. Tra 509 e 484 a.C. vengono inaugurati cinque grandi santuari. Dopo un periodo di crisi si ha nel IV sec. una ripresa dell’attività costruttiva; nelle città dell’Etruria meridionale si costruiscono mura e templi secondo il modello tradizionale con poche innovazioni, come alcune forme di capitello. Le porte delle mura sono a volte monumentalizzate da struttura ad arco con busti o teste di divinità.

Il sepolcro, con atrio su cui affacciano le camere, enfatizza la sepoltura del capostipite, di solito nel fondo della camera entro una sorta di tempietto-alcova. In alcune tombe rupestri si riscontra una maggiore articolazione architettonica dei prospetti, scavati nel tufo (tomba Ildebranda e tomba del Sileno a Sovana, III sec. a.C.). Alla prima metà del II sec. a.C. circa sono datate le mura di Perugia in cui si aprono Porta Marzia e l’Arco di Augusto. Caratteri ellenistici hanno gli ipogei gentilizi di Perugia e Chiusi con grandi volte a botte; il santuario di Castelsecco (AR), del II sec. a.C., è vicino al tipo ellenistico del santuario a terrazze con asse tempio-teatro, diffuso nell’architettura tardorepubblicana laziale.

Bibliografia

Bianchi Bandinelli R., Etruria – Roma, Torino 1976; Colonna G., Urbanistica e architettura, in AA.VV., Rasenna. Soria e civiltà degli Etruschi, Milano, 1986; De Albentiis E., La casa dei romani, Milano 1990; Torelli M., L’arte degli Etruschi, Bari, 1992; Torelli M., Bianchi Bandinelli R., Etruria – Roma, Torino, 1976.

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