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Frigidarium

Definizione – Etimologia

Uno degli ambienti principali degli impianti termali romani destinato alle immersioni in acqua fredda e alla sosta in ambienti non riscaldati. Il termine indica letteralmente una “sala fredda” dal latino frigus freddo e frigeo essere freddo, vicino al greco ριγέω avere freddo.

Generalità

Originariamente non si tratta di un elemento costituente delle terme, ma piuttosto delle palestre di età ellenistica. Lo stesso Vitruvio, nel suo trattato, cita una sola volta il frigidarium, attribuendolo agli ambienti con vasca di pertinenza delle palestre e distinguendolo dalla frigida lavatio o loutrón (sala per le abluzioni fredde con piccoli bacini d’acqua). Legato alla mák(t)ra dei balnea ellenistici, il frigidarium entra all’interno dei complessi termali nel momento in cui questi inizieranno ad incorporare anche le funzioni di palestra.
Non è un caso che i primi frigidarii documentati archeologicamente all’interno di complessi termali afferiscano ai circuiti maschili delle terme, a cui più si addice la vita di palestra, e che siano spesso ambienti adattati a una funzione originariamente non prevista. Spesso vengono trasformati in frigidaria gli apodyteria (spogliatoi) o i laconici (sale per i bagni di vapore), soprattutto quando questi ultimi vengono ricostruiti con dotazione di sistemi ad ipocausto. L’introduzione della tipologia delle terme imperiali, con Nerone e poi con gli imperatori flavi, rivoluziona completamente il ruolo del frigidario, che diviene ambiente irrinunciabile e centrale del circuito idrico, cardine del sistema distributivo dell’intero complesso termale. Qui il frigidarium assume dimensioni e complessità architettoniche paragonabili a quelli di una basilica forense, da cui eredita anche le funzioni sociali di incontro, costituendo il centro di distribuzione di ogni possibile percorso termale.

Bibliografia

Gros P., L’architettura romana. Dagli inizi del III secolo a.C. alla fine dell’alto impero. I monumenti pubblici, Milano, 1996;
Vitruvio , De architettura, V, 11, 2, ed. Gros P. (a cura),  Torino, 1997 e note.

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