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Genius loci

Nell’antichità era la divinità protettrice di un luogo e di quanti vi abitavano o erano soltanto di passaggio. 
Nell’epoca moderna, genius loci è un’espressione adottata in architettura per individuare una forma d’approccio fenomenologico allo studio dell’ambiente che consiste nell’interazione tra il luogo e la sua identità. 
Il termine riassume l’insieme dei caratteri (socio-culturali, architettonici, comunicativi, comportamentali) che contraddistinguono un luogo, un ambiente, una città. 
Christian Norberg-Schulz ha sviluppato un’importante analisi di questo concetto, partendo dalle considerazioni di Martin Heidegger sull’abitare, elaborando una sua interpretazione moderna. I suoi scritti su questo tema possono considerarsi una critica della città del XX secolo il cui modello spaziale-organizzativo tende a produre una condizione di alienazione negli abitanti. Tutte le azioni umane, egli scrive, «[…] devono necessariamente trovare il luogo adeguato in cui accadere. Il luogo quindi è parte integrante delle azioni e, d’altro canto, l’uomo non è pensabile senza un riferimento ai luoghi». Tuttavia, come osserva Marc Augé, nella contemporanea società dei consumi, luoghi e nonluoghi si compenetrano reciprocamente, per cui la possibilità del nonluogo non è mai assente da un qualsiasi luogo. In questo modo, se il luogo è uno spazio relazionale, identitario, storico, in cui gli utenti si riconoscono, il nonluogo ha caratteristiche opposte. 
Esso, infatti, rappresenta uno spazio di transito, di attraversamento, progettato per una umanità generica che non ricerca spazi identitari.

Bibliografia

Augé M., Non-Lieux. Introduction à une anthropologie de la surmodernité, Éditions du Seuil, Parigi, 1992; Norberg-Schulz C., Genius loci, “Lotus International”, n. 13, dicembre 1976; Norberg-Schulz C., Genius loci. Paesaggio, ambiente, architettura, Milano, 1979.

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