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Gioco, attrezzature

Centrale di teleriscaldamento a Bressanone, sulla copertura è stato realizzato uno skatepark, Modus Architects (foto P. Riolzi).
Centrale di teleriscaldamento a Bressanone, sulla copertura è stato realizzato uno skatepark, Modus Architects (foto P. Riolzi).

Definizione

Le attrezzature collettive per il gioco sono quegli spazi destinati all’attività ludica che svolgono una funzione essenziale nello sviluppo del bambino e del ragazzo. Normalmente, si trovano all’interno delle aree di verde urbano e, più raramente, nei grandi parchi. Si distinguono in base alle diverse fasce d’età, poiché a ognuna di esse corrispondono differenti propensioni, capacità e interessi. Pongono alla pianificazione urbanistica la necessità di dare il massimo rilievo al rapporto con il tessuto residenziale, all’accessibilità, al raggio d’azione, al dimensionamento che va commisurato alle vocazioni naturalistiche del contesto e all’integrazione con le altre attrezzature e in particolare con quelle per l’istruzione.

Inquadramento normativo

Le prime indicazioni di natura urbanistica sulle attrezzature collettive per il gioco si trovano nella Circolare Ministero dei Lavori Pubblici 425/1967. Al suo interno si pone l’accento sull’importanza che le stesse attrezzature hanno ai fini dello sviluppo psico-motorio, delle relazioni sociali e della formazione fisica del bambino e del ragazzo. La Circolare individua quattro tipologie di spazi pubblici attrezzati per quattro diverse fasce d’età: sotto i 6 anni, tra 6 e 11, tra 11 e 14 e oltre 14 anni. La prima e la seconda fascia d’età si riferiscono a spazi destinati esclusivamente al gioco che devono essere ubicati in prossimità delle abitazioni, con un raggio d’influenza massimo di 500 m. La terza e la quarta riguardano spazi destinati al gioco e allo sport che devono essere posti a conveniente distanza dalle residenze ovvero non oltre 1.000 m. Tale impostazione sottende un’ipotesi: la rigenerazione fisica, il gioco e lo sport devono adeguarsi alle differenti esigenze che rinvengono dalle inclinazioni, dal diverso grado di maturità e dallo sviluppo fisico del bambino e del ragazzo.
Dal punto di vista progettuale, le quattro tipologie di spazi, benché si rivolgano a utenze differenti, devono trovarsi all’interno di un sistema continuo di verde, tener conto del soleggiamento e della protezione dai venti dominanti. Nella Circolare, proprio per evitare la frammentazione delle aree destinate al gioco e allo sport, sono contenute anche le indicazioni per la loro realizzazione all’interno dei parchi di quartiere e di quelli urbani e territoriali.
Nel caso dei parchi di quartiere occorre tener conto che gli abitanti serviti possono andare da un minimo di 6.000 a un massimo di 20.000 entro un raggio d’influenza non superiore a 1.000 m. Nei parchi urbani e territoriali, invece, è necessario considerare solo gli abitanti serviti: da 20.000 a 100.000.
Le indicazioni contenute nella Circolare Ministero dei Lavori Pubblici 425/1967 riguardano essenzialmente i piani per l’edilizia economica e popolare, con particolare riferimento ai quartieri di sovvenzionata a totale carico dello Stato. In seguito, il Decreto Interministeriale 1444/1968 confermerà tali previsioni estendendole alla formazione dei nuovi strumenti urbanistici o alla revisione di quelli esistenti. Questa tipologia di attrezzature rientra negli standard urbani e territoriali. Obbligatoriamente, come quota parte del minimo inderogabile (9 m2 per abitante) destinato alle aree per spazi pubblici attrezzati a parco per il gioco e lo sport, effettivamente utilizzabili per tali impianti. Ed eventualmente, nell’ambito delle attrezzature pubbliche di interesse generale (15 m2 per abitante), quando risulti l’effettiva esigenza di prevederle. L’orientamento progettuale è quello di esaurire le necessità derivanti da ciascun insediamento residenziale con la dotazione minima inderogabile di spazi pubblici attrezzati per il gioco e lo sport e di lasciare aperta la possibilità di incrementare tale dotazione con quella dei parchi, a valenza urbana o territoriale, riferibili a un’utenza che va ben oltre l’ambito residenziale.

Evoluzione del concetto

Senza scalfire le quantità individuate nel Decreto 1444/1968, gli approfondimenti sui criteri da adottare nella realizzazione delle attrezzature per il gioco riguardano due ambiti. Il primo è contenuto nella Norma UNI EN 1176:2008-2014 (Attrezzature e superfici per aree da gioco) e concerne le caratteristiche dei materiali, i necessari accorgimenti per la protezione contro le cadute e i requisiti di sicurezza da osservare nell’installazione di tutti i componenti presenti nell’area di gioco. L’altro ambito è quello delineato dalla Norma UNI 11123:2004 (Guida alla progettazione dei parchi e delle aree di gioco all’aperto) e affronta, più specificatamente, il metodo progettuale per eseguire un corretto allestimento di parchi e aree gioco.
Si parte dall’ubicazione che dovrebbe essere interna a un’area di verde pubblico piuttosto che isolata e a se stante, in modo da garantire un’adeguata distanza dalle fonti d’inquinamento acustico e atmosferico. L’ingresso va collocato in un sistema di percorsi pedonali, ciclabili e di aree verdi per evitare incidenti, pertanto, è essenziale che sia lontano dal traffico veicolare e comunque preceduto da una zona filtro antistante. L’entrata deve essere consentita solo negli orari di apertura, indicati in apposita segnaletica unitamente ai numeri telefonici del Pronto soccorso e per la segnalazione di danni alle attrezzature. È di estrema importanza garantire la fruibilità a un’utenza allargata anche ai bambini e ai ragazzi diversamente abili, a quelli con ridotta capacità motoria, ai ciechi e agli ipovedenti; ciò impone che non vi siano barriere architettoniche. Nella piantumazione vanno evitate le specie allergizzanti in favore di essenze robuste a crescita rapida integrate con la viabilità interna. Lo spazio destinato al gioco, anche ai fini della sicurezza, deve essere delimitato con staccionate, siepi o muri di cinta, senza alcun elemento che possa risultare pericoloso per l’incolumità degli utenti.
Tutte queste indicazioni progettuali sono la testimonianza del fatto che le aree per il gioco possono svolgere un ruolo chiave nello sviluppo del bambino e del ragazzo per una pluralità di motivi: fisico, psichico, emotivo, relazionale, intellettuale. Ecco perché la loro diffusione sul territorio non deve essere inquadrata in ottica esclusivamente economica o di mera applicazione degli standard ma come un investimento di straordinaria importanza per l’intera società.

Bibliografia

Conti G. (a cura), Parchi urbani e campi da gioco, Maggioli, Rimini 1988; IASM (Istituto per l’Assistenza allo Sviluppo del Mezzogiorno), Manuale delle opere di urbanizzazione, Franco Angeli, Milano 1983; Mercando A., Urbanistica tecnica, Il Sole 24 Ore, Milano 2001; Tai L., Haque M., McLellan G., Knight E., La progettazione degli spazi all’aperto per i bambini, Sistemi Editoriali, Napoli 2009.

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