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Greenbelt

Greenbelt, pianta dell'insediamento, progettato da Rexford Guy Tugwell, 1935.
Greenbelt, pianta dell'insediamento, progettato da Rexford Guy Tugwell, 1935.

Definizione – Etimologia

Nell’accezione di nome comune, il greenbelt è una zona inedificata, green (verde) e belt (cintura, fascia) che circonda un insediamento urbano, riservata o a un uso prevalentemente agricolo o allo svago e alla ricreazione all’aria aperta. Caratteristico delle città giardino inglesi dell’inizio del ‘900, è successivamente adottato anche in insediamenti urbani di diverso tipo con analoghe finalità. Il nome proprio Greenbelt è stato scelto per l’insediamento pubblico modello realizzato nel Maryland, a nord dell’area metropolitana di Washington D.C., a partire dal 1935. Il termine greenbelt indica per estensione anche gli insediamenti progettati e, in parte, realizzati negli Stati Uniti nello stesso periodo sotto l’egida della Resettlement Administration e, talvolta, in senso più esteso, le realizzazioni che seguono il tipo insediativo della città giardino.

Concetto, vicende e fortune

Il greenbelt è parte essenziale degli insediamenti che seguono lo spirito della città giardino proposta da Ebenezer Howard in Garden Cities of To-morrow, a sua volta probabilmente debitrice nei confronti di precedenti come il progetto di Light per Adelaide. Per Howard, la città giardino è circondata da una zona agricola di servizio al centro urbano che ha anche il compito di separarlo dagli altri insediamenti ma la “cintura di verde” dell’invenzione howardiana è il grande viale circolare, largo 128 m e lungo più di 5 km, che divide l’insediamento in due anelli concentrici e ospita zone parco e istituzioni di servizio pubblico.
Raymond Unwin, in Town Planning in Practice, del 1909, propone un greenbelt come limite alla crescita urbana e margine formalmente definito di separazione tra città e campagna. Già nel progetto della pionieristica città giardino inglese di Letchworth, progettata da Unwin con Barry Parker e varata nel 1902, è indicata una fascia esterna, di dimensioni irregolari, denominata Green Belt. Il concetto di greenbelt viene ripreso in più occasioni, fino a oggi.
Alla metà degli anni Trenta sono realizzati negli USA alcuni insediamenti modello presentati come greenbelt. L’idea di greenbelt è centrale nel Green Belt Act, del 1938, che tutela una fascia di 8 km intorno al centro di Londra, e nel parallelo dibattito sul County of London Plan e sul Greater London Plan di Patrick Abercrombie, del 1944, che prevede “un gigantesco Green Belt intorno alla Londra edificata”. Ampie cinture di verde pubblico sono molto frequenti nelle successive new town inglesi. In particolare ma non solo nel Regno Unito, si sono prodotte normative favorevoli e istituite numerose greenbelt con diversi natura e livelli di protezione, spesso sedi di città satellite a dimensione controllata. Derivazioni dal concetto di greenbelt possono essere rintracciati anche nella ruota verde prevista dal vigente piano di Roma.
L’uso di greenbelt ha raccolto molti consensi, in particolare in relazione al suo obiettivo originario di contenimento della crescita urbana e come presupposto per la tutela di ampie aree naturalistiche. Le critiche, meno diffuse ma non per questo trascurabili, riguardano alcune implicazioni negative come le circostanze che il contenimento dell’offerta di aree edificabili rende più costosa l’offerta abitativa ampliando il divario tra proprietari e non, che la posizione esterna al centro abitato ne limita l’uso, che la greenbelt non contiene la crescita urbana ma la allontana dal centro aumentando così l’entità del pendolarismo. Molti di questi difetti sembrano, tuttavia, superabili attraverso il ricorso a una più flessibile geometria delle aree verdi e al ricorso a un evoluto regime di diritti edificatori trasferibili.

Greenbelt e le altre greenbelt town

La realizzazione di greenbelt e delle altre greenbelt town, avviene nel primo periodo della presidenza Roosevelt e del New Deal e trova supporto nell’ideologia del ritorno alla terra come risposta alla crisi. Nell’aprile 1935 si forma, nel Department of Agriculture, la U.S. Resettlement Administration, diretta da Rexford Guy Tugwell. Tugwell, economista agrario e consigliere di Roosevelt, è un sostenitore del ritorno al territorio, in particolare degli agricoltori recentemente inurbati e, dopo la crisi, disoccupati, anche attraverso la realizzazione di città satelliti. L’Emergency Relief Appropriation Act, del 1934, fornisce le risorse economiche – ed eventualmente il potere di esproprio – per acquisire aree prossime ai maggiori centri abitati e realizzarvi nuovi insediamenti.
Dopo uno studio per individuare le città più adatte e una selezione in base alle risorse disponibili, sono scelte Cincinnati (Oh.), Milwaukee (Wisc.) e Washington. Due ulteriori aree selezionate non saranno realizzate: St. Louis (Mis.) per conflitti con la locale planning commission, e New Brunswick (N.J.), per inerzie nei rapporti con l’amministrazione locale e per la dichiarata incostituzionalità dell’Emergency Relief Appropriation Act (maggio 1936) e la conseguente chiusura della Resettlement Administration.
I progetti delle greenbelt town sono affidati a un ufficio con sede a Washington, in cui lavorano alcuni noti tecnici come Tracy B. Augur, uno dei progettisti di Norris Town, Catherine Bauer, direttore esecutivo della Regional Planning Association of America e autrice di Modern Housing (1934), Earle S. Draper, già collaboratore di John Nolen e figura di spicco dell’urbanistica americana del primo dopoguerra poi leader degli uffici tecnici della Tennessee Valley Authority, Clarence S. Stein e Henry Wright, progettisti di Radburn, e l’economista Warren S. Vinton.
Greenbelt, progettato da H. Walker, planner, e da D. D. Ellington e R. J. Wadsworth, architetti, è il primo e il più significativo degli insediamenti realizzati. Viene seguito da Greenhills (Cincinnati) e da Greendale (Milwaukee) e da Greenbrook (New Brunswich) che, tuttavia, rimane allo stato di progetto.
Greenhills – J. R. Hartzog e W. A. Strong, plan., e R. A. Wang e G. F. Condner, arch. – è un centro di 676 abitazioni; Greendale – J. Crane e E. Peets, plan., e H. A. Bentley e W. G. Thomas, arch. – è previsto per 572 abitazioni; Greenbrook, infine, – H. Wright e A. Kamstra, plan., e A. Mayer e H. S. Churchill, arch. – era previsto per 750 abitazioni. I tre insediamenti realizzati rimasero proprietà della Federal Republic Housing Agency fino alla privatizzazione, nel 1955.
Greenbelt, realizzata su un’area di 3.300 acri per 885 famiglie con una configurazione a ferro di cavallo, dovuta in gran parte alla geomorfologia, si basa su due sistemi di strade curvilinee, pressoché concentrici. La sequenza di grandi isolati interclusi è occupata da residenze di stile modernista a disposizione aperta. Al centro della curva, le attrezzature pubbliche. È esplicita l’influenza delle città giardino inglesi, in particolare nel rapporto con il verde e nell’uso dei cul-de-sac, anche se, talvolta, mortificati dall’inserimento di garage e nello stile dei primi quartieri modernisti europei. Un precedente più prossimo sono le ”unità di vicinato” della citata Radburn, del 1928.

Bibliografia

Howard E., La città giardino del futuro, Bologna, 1972 (1898); Stein C. S., Verso nuove città per l’America, Milano, 1969 (1957); Unwin R., La pratica della progettazione urbana, Milano, 1971 (1909).

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