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Innovazione tecnologica

Definizione

L’innovazione tecnologica in un determinato comparto produttivo è l’esito di un processo culturale, scientifico e tecnico che si è concretizzato attraverso l’attività di ricerca e sperimentazione; essa caratterizza un nuovo prodotto e/o una nuova procedura che, completata la fase di sperimentazione e collaudo, entra in quella della produzione e quindi di circolazione sul mercato; la connotazione del livello di innovazione dei prodotti e/o dei processi è rilevata e testimoniata dalla coerenza con la quale questi offrono adeguate risposte alle esigenze espresse da vari contesti: economico, produttivo, normativo, sociale, ambientale ecc.

Nello specifico settore dell’edilizia, l’innovazione tecnologica si caratterizza in modo diverso rispetto ad altri segmenti produttivi in quanto deve prioritariamente soddisfare le numerose e articolate esigenze, soprattutto qualitative, espresse dall’utenza e dalla committenza (sia pubblica che privata) che ha il compito di interpretarle, esplicitarle e soddisfarle.

Generalità

Molto differenti sono quindi le motivazioni che obbligano a ricercare costantemente elementi di innovazione tecnologica sia nel processo realizzativo che nel prodotto stesso; l’obiettivo è comunque di realizzare prodotti di sempre maggiore qualità (prestazionale e architettonica) utilizzando al meglio le risorse disponibili nella più ampia accezione del termine. In estrema sintesi, l’attività di ricerca consente di introdurre elementi di innovazione nei processi e nei prodotti; di conseguenza garantisce una maggiore competitività sui mercati.

La possibilità di introdurre elementi di innovazione va ricercata in ogni fase del processo edilizio, dalla programmazione di un intervento a quella di dismissione di un bene edilizio una volta che sia stato esaurito il suo ciclo di vita utile per il quale era stato programmato.

Molto diversi e articolati sono quindi gli strumenti, le modalità e le occasioni per intervenire; altrettanto differenti e ben distinti fra loro sono gli obiettivi da privilegiare di volta in volta. Per esempio stimoli e/o obblighi possono intervenire a seguito dell’introduzione di un nuovo dettato normativo; per contrarre significativamente i tempi di realizzazione di un’opera; per contenerne i costi di realizzazione e/o (forse più significativi) quelli di esercizio; per governare particolari situazioni di difficoltà tecniche; per garantire migliori prestazioni di materiali e componenti; per non danneggiare ulteriormente l’ambiente nelle sue varie declinazioni. Altrettanto numerosi gli strumenti (sia tecnici, che amministrativi) i quali possono contribuire a favorire un’innovazione; la stessa attività progettuale diventa il naturale punto di confronto fra esigenze da soddisfare e modalità, appunto innovative, da esplorare e realizzare in conseguenza.

L’innovazione tecnologica è comunque e soprattutto frutto di un serrato confronto con le imprese edili e con i produttori di materiali e componenti; ferma rimanendo l’obbligata qualità del prodotto, essa si articola prevalentemente sugli aspetti economici che postulano una razionalizzazione, riorganizzazione e/o ristrutturazione delle prassi correnti, siano esse tecniche che amministrative/procedurali; questo soprattutto nei casi di edilizia pubblica, settore nel quale si registrano le maggiori disfunzioni.

Questo il quadro, ancorché sintetico (ma fortemente ancorato alla realtà) nel quale collocare le necessarie, se non obbligate, iniziative per l’innovazione tecnologica Ora, più in generale, i fattori che determinano l’avvio di un processo di innovazione tecnologica sono essenzialmente due: il primo, più difficile però nel settore edilizio, è una nuova linea di ricerca rispetto alla quale s’intende trovare un’applicazione produttiva (technology push); oppure (e questo è il caso dell’edilizia) l’emergere di una nuova esigenza da soddisfare all’interno di un segmento della società (demand pull). A questi si è aggiunto di recente un terzo fattore: la condivisione delle conoscenze (open innovation) che porta ad una rapida contrazione dei tempi di diffusione e verifica delle acquisizioni culturali e tecnologiche tra settori diversi e quindi ne favorisce l’interscambio.

Come anticipato, in edilizia è meno frequente una traduzione diretta delle conoscenze scientifico-sperimentali in materiali o tecniche realizzative (technology push), mentre si assiste di norma a fenomeni di trasferimento tecnologico da settori produttivi ad alta industrializzazione (navale, automobilistico ecc.). Il settore delle costruzioni è infatti ancora caratterizzato da processi realizzativi prevalentemente “artigianali”; attualmente le imprese rivolgono quindi una maggiore attenzione all’innovazione tecnologica sia per il peso economico assunto dal comparto delle costruzioni, sia per nuove esigenze espresse dalla società civile, sia per una maggiore cogenza degli adempimenti normativi.

Il profilo della domanda di mercato (demand pull) è strettamente legato alle profonde modificazioni della società e quindi a nuove esigenze che questa esprime, soprattutto sotto il profilo qualitativo. La facilità di accesso alle informazioni (open innovation) ha contribuito alla delocalizzazione anche delle conoscenze tecniche che comporta in genere l’impiego indifferenziato delle stesse tecniche a scala globale favorendo inoltre processi tecnologici più idonei alle nuove istanze della sostenibilità; ha inoltre favorito innovazioni organizzative e procedurali attraverso nuovi approcci alla progettazione e alla gestione degli edifici. Le innovazioni tecnologiche, infatti, attengono sia agli aspetti materiali nella produzione dei manufatti edilizi, che immateriali nella gestione della produzione e dei processi costruttivi (innovazione di prodotto, innovazione di processo).

Le innovazioni tecnologiche possono inoltre essere classificate in base al loro impatto sul contesto come innovazioni fondamentali, adattive e funzionali. Le innovazioni fondamentali soddisfano nuove esigenze andando a cambiare in modo radicale un settore produttivo e talvolta anche il modo di vivere dei singoli e delle comunità; per esempio, la diffusione di strutture in cemento armato nel dopoguerra ha comportato un ripensamento totale del ruolo e della gerarchia degli elementi costruttivi e, in seguito, la sua generalizzazione ha reso necessaria una riorganizzazione delle imprese edili sulla base delle nuove attrezzature e delle nuove competenze richieste alle maestranze.

Le innovazioni adattative sono invece il risultato di un processo di trasferimento tecnologico di know-how (materiali, attrezzature, procedure) da altri contesti produttivi: in generale determina modifiche nelle filiere produttive dell’edilizia, ma cambiamenti limitati nelle abitudini dell’utenza.

Ad esempio l’impiego di sistemi costruttivi prefabbricati, oltre a mutuare logiche organizzative e produttive dal settore dell’industria, ha determinato una profonda ristrutturazione in quello edile, modificando il ruolo delle maestranze, la quantità delle lavorazioni in cantiere e accrescendo l’importanza della logistica; non ha influito però sul gradimento degli utenti finali, anzi ha permesso negli anni ’60-’70 di rispondere con maggiore efficacia ad una domanda abitativa difficile da soddisfare. Le innovazioni funzionali riguardano l’evoluzione di prodotti e processi già esistenti e sono mirate a un miglioramento delle prestazioni dell’oggetto o al controllo della qualità globale dei beni e servizi offerti (blocchi multistrato che incorporano l’isolamento termo-acustico). Molte innovazioni tecnologiche adattative e funzionali possono essere definite “innovazioni invisibili” in quanto consentono di mantenere una continuità formale con elementi e realizzazioni preesistenti, ottimizzando il rapporto tra risorse impiegate e risultati raggiunti.

Bibliografia

Nardi G., Campioli A., Mangiarotti A., Frammenti di coscienza tecnica, Milano, 1994; Sinopoli N., Tatano V., Sulle tracce dell’innovazione. Tra tecniche e architettura, Milano, 2002; Periccioli M. (a cura), L’officina del pensiero tecnologico, Firenze, 2010.

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