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Medina

Marrakech (Marocco), medina vista dall'alto.
Marrakech (Marocco), medina vista dall'alto.

Definizione

Il termine arabo medina (anche madina, città o cittadina) indica in origine centri urbani di limitata dimensione. Al-Muqaddasi nel X secolo classificava le medine come piccole città di provincia, inferiori per importanza alle casba. 
Nella più comune accezione è l’area a carattere residenziale di una città, distinta da una fitta rete di strade, per lo più pedonali, disposta secondo i principi dell’urbanistica islamica. Numerosi toponimi di centri urbani del mondo islamico contengono il termine medina.

Articolazione

La medina tradizionale si distingue come entità urbana del tutto autosufficiente, dotata di pozzi o acquedotti sotterranei (kanat), sviluppata intorno a una moschea centrale e ad altri edifici rilevanti, come bagni (hammam), fontane, forni pubblici e, nelle più importanti località, scuole coraniche (madrase).

L’area centrale e la rete stradale si sviluppano in stretta relazione col sistema dei mercati (suq), affidati per tipologia di merci alle differenti corporazioni artigiane e presso i quali sorgono gli ostelli per i mercanti stranieri (funduk, fondaco). La moschea principale occupa sempre un ruolo nodale e costituisce il riferimento primario per la viabilità e per l’intero sistema urbano. 
Nelle città più importanti si individuano anche medine articolate secondo differenti funzioni e caratteri urbanistici propri. La medina di Fez, per esempio, è divisa in 18 quartieri nei quali si collocano le diverse etnie e le principali corporazioni artigiane o professionali. 

La divisione funzionale degli ambiti urbani delle medine può condurre alla chiusura fisica di particolari aree, quali i suq e i bedestan, o di interi quartieri. Porte interne e cancelli, talvolta apposti all’imbocco di strade secondarie o di vicoli ciechi, conferiscono alla medina un particolare carattere privato e intimo.

La rete stradale, a meno delle principali arterie di attraversamento urbano, ha uno sviluppo complesso e di limitata larghezza, rispondente alle regole di aggregazione dei quartieri e delle unità residenziali.

La casa a corte, la principale tipologia abitativa nelle medine del Nord Africa, è separata dalla via pubblica mediante un alto muro, accessibile tramite una sola porta, di frequente e in origine, forse, senza finestre verso l’esterno. La difesa dall’introspezione, quindi la protezione della vita domestica dagli sguardi altrui, valore profondamente radicato nella tradizione urbanistica islamica, contribuisce a definire il carattere residenziale della medina 
secondo norme spesso non scritte. Nessuna casa può sovrastare quella del vicino violandone la riservatezza, la porta verso l’esterno è disimpegnata tramite un corridoio dalla pianta a baionetta, le eventuali finestre sono protette da fitti grigliati in legno (musharrabbia) che schermano la visione dall’esterno, finendo con il caratterizzare il paesaggio urbano.

Analogamente nella medina non possono aprirsi porte o finestre su strada in corrispondenza a quelle del vicino poste dirimpetto. Alcuni dei caratteri organizzativi e urbanistici delle medine sono diffusi anche in alcune regioni europee, interessate nel Medioevo dall’espansione del mondo islamico. Case a corte e costruzioni in terra cruda che sorgono lungo sistemi stradali analoghi a quelli delle medine del Nord Africa si rilevano in ampie porzioni della penisola iberica e, in Sardegna, nel Campidano, mentre alcuni elementi della maglia viaria, vicoli ciechi e cortili, residuano in molti centri della Sicilia e dell’Italia meridionale.

Inoltre Medina (Al-Madinah, dall’arabo al-Madīna al-munawwara, “la città illuminatissima”) è la città, nell’odierna Arabia Saudita, sacra all’Islam, seconda per importanza alla Mecca. 
Sorta attorno a una fiorente oasi, centro di notevole rilievo in fase preislamica, era in origine luogo di intensi scambi mercantili e sede di una numerosa comunità ebraica. Fu il sito di predicazione di Maometto, accolse il Profeta, divenendo così uno dei centri propulsori del nascente dominio islamico.

In origine composta da più nuclei che accoglievano le differenti etnie insediate nell’area, venne in seguito cinta da mura e rinforzata nei suoi apparati difensivi. Sede della casa di Maometto e della prima moschea, luogo di sepolture sacre, fu oggetto di continui rifacimenti e ricostruzioni nei secoli. La prima moschea, un recinto di 30 per 35 m circa, con spazi coperti a nord e sud, fu progressivamente ampliata mantenendo alcuni elementi originari, quale il minbar in legno adoperato da Maometto per la preghiera. La direzione di preghiera, in origine rivolta verso Gerusalemme, fu cambiata dal Profeta e indirizzata verso La Mecca.

Bibliografia

Cuneo P., Storia dell’Urbanistica. Il mondo islamico, Bari-Roma, 1986; Fusaro F., La città islamica, Bari, 1984; Guidoni E. (a cura), Vicoli e cortili. Tradizione islamica e urbanistica popolare in Sicilia, Palermo, 1984; Guidoni E., La componente urbanistica islamica nella formazione delle città italiane, in Gabrielli F., Scerrato U. (a cura), Gli arabi in Italia. Cultura, contatti e tradizioni, Milano, 1979, pp. 575-579; Grabar O., Arte islamica. La formazione di una civiltà, Milano, 1989; Micara L., Architetture e spazi dell’Islam, Roma, 1985; Petruccioli A., Dar Al Islam. Architettura del territorio nei paesi islamici, Roma, 1985;  Sauvaget J., La Mosquee Omeyyade de Medine. Etudes sur les origines architecturales de la mosquee et de la basilique, Paris, 1947.

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