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Minoica, architettura

Definizione – Etimologia

Il termine minoan, da cui “minoico”, fu coniato agli inizi del XX sec. da A. Evans, padre degli studi sulla preistoria di Creta, che lo derivò dal nome del mitico re dell’isola Minosse. Esso viene oggi riferito alle manifestazioni culturali dell’Età del Bronzo di Creta (ca. 3200-1100 a.C.). Questa area conobbe, soprattutto nel periodo di vita dei palazzi (prima metà del II millennio a.C.), una straordinaria fioritura architettonica che, per livello di avanzamento tecnico e monumentalità, non trova eguali nel resto d’Europa e rappresenta un’esperienza fondamentale per i successivi sviluppi su suolo greco.

Lineamenti storici, tipologie architettoniche, tecniche costruttive

Coinvolta precocemente nella neolitizzazione, Creta conosce, sin dagli inizi e per tutto il Neolitico (VII-IV millennio a.C.), una tradizione costruttiva che prevede unità abitative con piccoli vani quadrangolari in fango e mattoni d’argilla su zoccolo in pietra, e copertura piana. Tale tradizione persiste nel Bronzo Antico (III millennio a.C.), ma con una crescente tendenza verso la diversificazione dimensionale e tecnologica e la monumentalità. L’edificio più significativo, la Casa Rossa di Vasilikì (ca. 2300 a.C.), per l’estensione e il numero di vani, l’articolazione su più piani, la nuova tecnica in pietrame sostenuto da impalcatura lignea (half timbered) e i cortili esterni lastricati, è considerato un’anticipazione dei successivi palazzi.
La prima vera architettura monumentale si manifesta tuttavia nella sfera funeraria. Dalla fine del Neolitico e per tutto il Bronzo Antico e Medio, vengono costruite tombe collettive a pianta circolare chiamate tholoi (Messarà, Archanes). Le più grandi raggiungono  circa 13 m  di diametro e potevano ospitare fino a qualche centinaio di deposizioni. L’alzato, in grandi blocchi appena sbozzati, presenta, nei casi meglio conservati, profilo curvo verso l’interno ma resta incerto, a causa dell’ampia luce da coprire, se vi fosse una copertura a falsa volta litica o in argilla con supporto ligneo all’interno. Di poco più tarde sono le Tomb House (Mallia, Mochlos), funzionanti come le tholoi, ma quadrangolari e a copertura piana, talvolta usate sino agli inizi del Bronzo Tardo (Temple Tomb a Cnosso). Entrambe le tipologie erano fornite di strutture esterne (altari, spiazzi lastricati) per cerimonie funerarie.
Agli inizi del Bronzo Medio (ca. 2000 a.C.) vengono costruiti i primi palazzi, il più alto vertice dell’architettura europea dell’Età del Bronzo. Nonostante le somiglianze con alcune strutture mediorientali (palazzo di Mari), si tende oggi a ritenere che essi, per l’originalità architettonica e per la complessità sociale e ideologica che li presuppone, siano principalmente l’esito di uno sviluppo locale. Sulla base dei grandi rifacimenti subiti intorno al 1700 a.C., si distingue un’età dei Primi Palazzi (o Protopalaziale) da una dei Secondi (o Neopalaziale). La distruzione definitiva (Festòs, Mallia, Zakro, Galatas) si verificò nel corso del XV sec. a.C. per cause non ancora chiarite. Solo il palazzo di Cnosso, il più esteso (11.000 m2), continuò a esistere ancora, almeno fino al 1350 a.C.
Il meglio noto nelle sue fasi più antiche, quello di Festòs, presenta sin dall’inizio i caratteri architettonici tipici di tali edifici. L’elemento qualificante è il cortile rettangolare centrale, sempre orientato longitudinalmente in senso nord-sud. Attorno a esso si dispongono ambienti residenziali, cerimoniali o di culto, magazzini e laboratori artigianali, collegati tra loro da una fitta rete di corridoi e accessi che ha richiamato alla mente, sin dalle prime scoperte, il mito del labirinto. L’aspetto intricato e confuso delle planimetrie minoiche è tuttavia solo apparente. Il prosieguo degli studi ha infatti mostrato che esso deriva non da casuali processi di agglutinazione ma da una precisa pianificazione, volta a garantire un articolato controllo della fruizione degli spazi, con forte sottolineatura della dialettica tra interno ed esterno. L’elevato si articola su più piani, ha copertura piana ed è realizzato in tecnica half timbered. In facciata, il filare inferiore presenta grandi ortostati; le superfici sono rivestite con intonaco di argilla o stucco, talvolta colorati, o con lastre di gesso alabastrino. A Festòs, come altrove, una grande area lastricata si estende sul lato occidentale del palazzo. Su di essa si aprono gli accessi monumentali all’edificio, segnalati da scalinate, passaggi sopraelevati (c.d. marciapiedi) e colonne lignee su base in pietra. Vi sono inoltre strutture circolari interrate (kouloure), forse usate come granai, e aree per rappresentazioni teatrali con basse gradinate per accogliere chi assisteva alle cerimonie.
I palazzi, sin dalla prima comparsa, sono inseriti entro un esteso agglomerato urbano (forse fino a 40 ha a Mallia) con vie lastricate strette e tortuose, e privo di sistemi di difesa. Le unità del tessuto urbano appaiono differenziate. Nel Quartier Mu di Mallia, alla fine del Protopalaziale, un grande edificio di oltre 1300 m2, con cortili interni ed esterni, magazzini e sale cerimoniali, era circondato da piccole unità abitative con vani-officina per artigiani.
Nel successivo Neopalaziale, accanto ai palazzi, compaiono le cosiddette ville (Haghia Triada, Tylissos), edifici monumentali che differiscono dai primi solo per l’assenza del cortile centrale.
Si diffondono, inoltre, due tipologie tipiche dell’architettura minoica: il bacino lustrale, piccolo vano seminterrato fornito di scalinata e balaustra colonnata, e la sala con polythyra, con sequenze di porte a due battenti su due o più lati che spesso si aprono su pozzi di luce colonnati. Esse ricorrono, variamente combinate, nei cosiddetti Residential Quarters, settori di palazzi e ville che, a differenza di quanto suggerito dal nome, non erano destinati a funzione residenziale ma allo svolgimento di cerimonie. Grandi affreschi con figure umane, animali e paesaggi, di significato per lo più religioso arricchiscono adesso gli ambienti monumentali mentre sugli esterni si ricorre a paramenti con grandi blocchi lavorati che anticipano la tecnica isodoma di età storica (ashlar masonry).
Le testimonianze successive alla scomparsa dei Secondi Palazzi, talvolta ancora a carattere monumentale (Haghia Triada), pur influenzate dall’architettura micenea, mantengono tratti di originalità, preannunciando la precocità e autonomia delle esperienze cretesi dell’Alto Arcaismo.

Bibliografia

Branigan K. (a cura), Urbanism in Aegean Bronze Age, Sheffield, 2001; Graham J.W., The Palaces of Crete, Princeton, 1962; Hitchcock L.A., Minoan Architecture. A contextual analysis, Jonsered, 2000; Mc Enroe J.C., A tipology of Minoan Neopalatial Houses, in «American Journal of Archaeology», 86, 1982, pp. 3-19; Palyvou C., Akrotiri, Thera: An Architecture of Affluence, 3.500 Years Old, Philadelphia, 2005; Pelon O., Tholoi, tumuli et cercles funéraires, Athènes, 1976; Preziosi D.A., Minoan Architectural Design, New York-Berlin 1983; Shaw J.W., Minoan Architecture: Materials and Techniques, Padova, 2009; Soles J.S., Prepalatial Cemeteries at Mochlos and Gournia and the House Tombs of Bronze Age Crete, Princeton, 1992.

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