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Modellistica

Definizione – Etimologia

Tecnica, studio o attività tesa alla costruzione di modelli. Modellistica deriva da modello, in greco typos (modello campione), in lat. modulus (modulo), termini che nel tempo hanno assunto significati diversi e che, di frequente, sono stati impropriamente identificati. Il typos rimanda a similitudini strutturali tra oggetti differenti, a caratteri tipici e permanenti dell’architettura che si trasformano nel tempo (processo tipologico). Deriva dalla codificazione di esperienze precedenti e, mancando di consistenza formale, non può essere imitato. Il modulus rimanda a un “oggetto da copiarsi” tal quale è, indicava A. Ch. Quatremère de Quincy nel 1832. Il modello deriva dall’esperienza di una situazione concreta. Conserva il riferimento all’opera esemplare; rimanda alla materia con cui si costruisce l’oggetto, alla sua figura visibile. Rivestendo un valore canonico, è utilizzato come strumento di conoscenza e organizzazione della realtà.

Esempi

Nel Rinascimento la modellistica propone quadri di riferimento, utili alla costruzione del progetto di città o manufatti architettonici, che saranno tanto diversi quanto le circostanze storiche che li avranno generati. Nel Trattato d’architettura militare (1502), Francesco Di Giorgio Martini utilizza la modellistica quale strumento d’indagine indispensabile nell’attività creativa, che procede per immagini e analogie. Suo intento è descrivere la pluralità di forme di città in relazione a differenti vincoli materiali.

Nel Settecento, modelli esemplari, come la capanna di Laugier o di Viollet-le-Duc, consentono di sintetizzare i principi della progettazione architettonica cui riferirsi per immaginare “tutte le meraviglie dell’architettura” (Laugier, 1753).

Nell’Ottocento, manuali e trattati propongono uno studio sistematico dell’architettura fondato su modelli. All’esempio dimostrativo si contrappone il repertorio di esempi accomunati da assonanze formali, strutturali, dimensionali. Durand, Blondel e Milizia propongono una modellistica fondata su un esame comparativo di elementi semplici dell’architettura quale riferimento cui attingere nella costruzione di un nuovo manufatto. L’attenzione si sposta sulla composizione architettonica intesa come processo in grado di orientare e ordinare i materiali del progetto. Parallelamente Schinkel, in Architektonisches Lehrbuch (1826), classifica modelli tettonici (quali le facciate a doppio strato in vetro e ferro), puntando l’attenzione sul sistema costruttivo del manufatto piuttosto che sulla forma artistica in sé. Choisy, nell’Histoire de l’architecture (1899), getta un ponte tra lo studio dei modelli formali del Durand e il razionalismo strutturale interpretato da Schinkel e da Viollet-le-Duc: sequenze di modelli tettonici – presentati nella forma di proiezioni isometriche viste dal basso – consentono di identificare forma dello spazio e ragioni costruttive dell’architettura.

Nel Novecento, il ricorso alla modellistica consente sia di indagare le forme storiche dell’architettura, da cui enucleare principi ancora utili alla progettazione, che di prefigurare la città del futuro. Parallelamente, con la produzione in serie di oggetti, il modello si trasforma in prototipo, unità da adattare senza modifiche sostanziali a svariate situazioni. Dalla identificazione edificio-macchina deriva il modello della lecorbusiana Unitè d’habitation proposta per Marsiglia e Nantes.

In età contemporanea si affermano due generi di modellistica: il primo, fondato sull’idea di modelli analogici, designa un mondo parallelo in cui figure della conoscenza rinascono continuamente; l’altro, fondato sul ricorso a modelli logici, restituisce protagonismo al procedimento analitico cui l’architettura viene sottoposta.

Bibliografia

Choisy A., Histoire de l’architecture, Paris, 1899; Durand J.M., Précis des léçons d’architecture, Paris, 1819; Eisenman P., La base formale dell’architettura, Bologna, 2009; Laugier M.A., Essai sur l’architecture, Paris, 1753.

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