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Morfologia

Mali, Bandiagara, villaggio dogon (da P. Oliver, "Dwellings", London 2003).
Mali, Bandiagara, villaggio dogon (da P. Oliver, "Dwellings", London 2003).

Definizione – Etimologia

Lat. morphologia, gr. morphé forma e logìa, da logòs discorso, trattato.
Scienza volta allo studio delle forme in genere, con significati diversificati a seconda dell’ambito disciplinare nella quale viene applicata. In senso esteso, conformazione fisica di un fenomeno.

Generalità

Dobbiamo a J.W. von Goethe una delle prime definizioni disciplinari di morfologia il quale la indica come “studio delle forme”. In linea generale la morfologia sta a indicare l’analisi critica delle forme di un qualsivoglia organismo o elemento. Le sue qualità cambiano in base al contesto disciplinare cui fa riferimento l’oggetto dello studio. In particolare la morfologia concentra la sua attenzione sulle relazioni che s’instaurano tra le parti e il tutto e sulle logiche, le continuità, le discontinuità, riconoscibili nei processi di costituzione della forma. Per estensione il termine morfologia viene applicato anche all’oggetto stesso cui la disciplina morfologica viene applicata. Così si parla di morfologia del suolo naturale, morfologia urbana, morfologia sociale ecc. dove il concetto di morfologia viene a coincidere, di fatto, con quello di forma logica.

La morfologia urbana

La morfologia urbana è la “scienza” che studia la forma della città. In particolare si fonda sull’idea che la città sia una struttura di parti correlate, storicamente modificantisi secondo leggi riconoscibili e con ricorrenza di certe costanti e perciò indagabile scientificamente. La morfologia si concentra, così, sulle logiche che guidano i processi di aggregazione edilizia e che portano al costituirsi dei tessuti urbani determinando quelle condizioni di polarità e anti-polarità, “centro” e “periferia” su cui si svolge la costruzione della città. Processi che la morfologia urbana legge alla ricerca di “costanti comportamentali”, reiterantesi nel tempo e nello spazio, su cui ricostituire quella struttura latente che sostiene, in filigrana, lo svolgersi dei fenomeni urbani. Una struttura priva di condizionamenti formali, attenta alle logiche di formazione e trasformazione della città piuttosto che alla sua “storiografia”, rivolta, appunto, alla sostanza “strutturale” dei tessuti urbani, in quanto espressione di altrettanti “tessuti” sociali, economici e civili. Sono questi tessuti a conformare concretamente la città, sono questi tessuti a modificarla nel tempo. A saperli leggere diacronicamente, affiora una struttura “morfologica” su cui poter fondare consapevolmente il progetto contemporaneo della città.
Ma la morfologia urbana coinvolge tutte le scale fisiche dell’abitare, dall’architettura al territorio. In questo sta, forse, il suo maggior valore; nella capacità d’individuare, cioè, un sistema di segni “strutturali” in grado di spiegare le forme dell’abitare e, al tempo stesso, di modificarle dinamicamente nel tempo. Un sistema di segni, aperto alla modificazione, capace di riunire, senza confonderle, l’analisi con la sintesi, l’universale e il particolare, la “lettura” con il progetto.

Lo studio della morfologia urbana in Italia

Lo studio della morfologia urbana ha avuto una grande importanza nelle ricerche italiane a partire dagli anni Sessanta. Ricerche concentrate sullo studio delle relazioni tra morfologia urbana e tipologia edilizia con l’obiettivo di definire una vera e propria “scienza della città”. Il primo architetto che affronta lo studio delle forme urbane nel suo divenire storico-tipologico è Saverio Muratori che, a partire dal 1960, avvia una ricerca, sia teorica che progettuale, che trova nella morfologia urbana il suo momento di sintesi forse più alto. La città è, infatti, per S. Muratori un organismo dinamico, è il risultato ultimo di un processo coinvolgente l’architettura, la tipologia, la morfologia, la storia e l’uomo nella sua dimensione civile per eccellenza. Su queste basi prenderà avvio, con maggiore o minore continuità, tutta l’esperienza morfologica italiana. Ricordiamo, in particolare, il lavoro di Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti, Guido Canella, Aldo Rossi cui si deve il costituirsi di una via tutta italiana all’architettura contemporanea, in cui l’analisi della città, a tutte le scale, diventa momento fondamentale del progetto. Alle ricerche italiane si aggiungeranno, poi, quelle della scuola francese e spagnola che porteranno avanti queste esperienze consolidando un percorso di ricerca originale, in cui molta strada è stata già fatta, ma molta ancora è quella da compiere.

Bibliografia

Aymonino C., Lo studio dei fenomeni urbani, Roma, 1977; Castex J., L’architecture et la ville, in «Les Cahiers de la recherche architecturale», n°5, Paris, 1980; Gregotti V., Il territorio dell’architettura, Milano, 1966; Maretto M., Il paesaggio delle differenze. Architettura, città e territorio nella nuova era globale,
Pisa, 2008; Maretto M., Muratori S., Il progetto della città, in Muratori S., A Legacy in Urban Design, Bologna, 2012; Muratori S., Civiltà e territorio, Roma, 1967; Muratori S., Architettura e civiltà in crisi, Roma, 1963; Panerai P., Depaule J. C., Demorgon M., Analyse urbaine, Marsiglia, 1999; Rossi A., L’architettura della città, Padova 1966.

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