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Tecnologia

Descrizione della tecnologia attraverso i suoi attributi.
Descrizione della tecnologia attraverso i suoi attributi.

Definizione

La nascita del lemma è databile tra il 1615 e il 1729. Nasce, nella forma inglese di technology con un significato uguale all’italiano tecnica, francese technique e tedesco Technik. Da qui nasce una ambiguità difficile da chiarire. Letteralmente tecnologia significa “discorso sulla tecnica” e una sua univoca definizione è impossibile darla a causa dei tanti significati dati da autori autorevoli che ne hanno analizzato gli aspetti filosofici e sviscerato le problematiche connesse.

Generalità

Per questo l’unica possibile definizione passa attraverso la presentazione dei suoi attributi riportati nel grafico. Dal fatto che la tecnologia ha uno scopo deriva l’intenzionalità che è una finalità attorno alla quale si effettuano le azioni collegate (Dorfles, 1964).
L’ autonomia è riconoscibile nelle azioni che portano a formulare soluzioni discutibili sotto altri aspetti. In sostanza si riconosce alla tecnologia una sua potenza che deriva da una forza sua propria (Ellul, 1969). Questo contrasta con chi dice che la tecnologia sia sostanzialmente scienza applicata e dunque non originale e quindi non autonoma.
La tecnologia vive anche di conoscenze empiriche (Sabato, 1975) questo rende il rapporto fra scienza e tecnologia non così diretto. La tecnologia, oltre a essere più antica della scienza, è anche capace di creare autonomamente strutture e dispositivi molto elaborati (Basalla, 1988).
La vicinanza della tecnologia alla scienza si vede però nelle sue caratteristiche essenziali che le accomunano: la razionalità e l’oggettività. La razionalità della tecnologia sta dell’adattare i mezzi ai fini, con la divisione del lavoro, la creazione di standard, di norme di produzione ecc. Tutto questo esclude la spontaneità. Si cercano così i migliori risultati per le vie più brevi e con i mezzi più semplici. Questi risultati ottimizzati sono validi per tutti perché oggettivi. Tutto questo dimostra che i fondamenti della tecnologia hanno un’affinità ai sistemi scientifici pur essendo differenti.
Un’altra caratteristica della tecnologia, dipendente dalla sua autonomia, è l’autoaccrescimento (Agazzi, 1992). Molti denunziano il carattere dinamico della tecnologia che sembra rendere necessaria la propria crescita tanto da affermare che è dotata di un effetto valanga (Cerezuelle, 1988) e, conseguentemente, di progredire senza l’intervento dell’uomo (Ellul, 1969).
L’autoaccrescimento deriva dal fatto che i prodotti frutto della tecnologia, cioè da procedimento tecnico condotto dall’uomo, derivano da un arte. Ne consegue che essi sono “artificiali” cioè “innaturali”. Questo genera preoccupazioni in molti che non si rendono conto così dei fondamentali benefici della tecnologia.
I benefici della tecnologia sono riconosciuti dagli economisti che riconoscono alla tecnologia il potere di moltiplicatore dei beni materiali.
Tutto questo tende a rendere la tecnologia necessaria e conduce allora a un suo interno determinismo portando a doversi interessare ai rapporti tra uomo e tecnologia e, dato che questa si riferisce al regno delle macchine, ai rapporti tra uomo e macchine. Un rapporto che per qualcuno è simbiotico (Tonini, 1966) tanto da sviluppare la realtà artificiale dentro cui si svolgono tutte le attività progettuali moderne.
A queste paure sulla tecnologia si aggiunge la questione della neutralità. Se si è coscienti che si debba fare un buon uso della tecnologia e che bisogna introdurre parametri etici nelle scelte. Questa speranza non è condivisa da tutti. C’è chi (Maldonado, 1992) denunzia l’uso della tecnologia per rendere pulite le operazioni sporche.
In questo quadro di timori suscitati dalla tecnologia oggi assistiamo alla nascita delle tecnologie alternative, molto criticate ma foriere di una nascita delle tecnologie sociali che dovrebbero risolvere molti nostri problemi (Dickinson, 1977).
L’evoluzione recente e le prospettive sul futuro delle tecnologie sono strettamente legate alla valutazione dei limiti dello sviluppo (Mumford, 1967) sperando cosi che la tecnologia acquisti le capacità di autoregolarsi in modo da far cadere l’assurdo desiderio di fermare il progresso.

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