Definizione – Etimologia

Termine generico, da verga (asta), che indica in un elemento strutturale monodimensionale (trave o pilastro) un’evidente perdita di forma caratterizzata da rotazioni reciproche tra le sezioni trasversali intorno all’asse longitudinale, in modo simile alla deformata prodotta dal momento torcente. Lo svergolamento si differenzia dall’imbarcamento, ossia una perdita di forma, con flessioni che possono essere rispetto all’asse longitudinale o a quello trasversale dell’elemento strutturale.

Generalità

Se è causato dalla presenza di carichi esterni, lo svergolamento è un fenomeno, in genere improvviso, legato alla perdita di stabilità dell’equilibrio elastico di una struttura. Lo svergolamento avviene secondo una forma rispetto alla quale, per un livello critico delle sollecitazioni agenti, la struttura ha perso completamente rigidezza. Il fenomeno è caratteristico di travi metalliche con profilo snello (es. a doppio T) soggette a flessione; quando il valore della compressione prodotto dalla coppia interna dovuta al momento agente raggiunge un valore critico, la parte di sezione compressa sbanda lateralmente trascinando con sé la parte tesa. Di conseguenza la trave esce dal piano d’inflessione e il profilo risulta soggetto anche a un momento torcente (instabilità flesso-torsionale). Per contrastare questa problematica, riscontrata ad esempio negli arcarecci delle coperture in acciaio, viene realizzato un ritegno allo svergolamento che incrementa la rigidezza laterale dei loro profili per es. viene gettata una soletta di calcestruzzo solidale all’asta o viene saldata o imbullonata una lamiera grecata).
Lo svergolamento è talvolta conseguente a uno stato di autotensione nella struttura per ritiro differenziato (si veda il caso dello svergolamento nelle travi e nei tavolati di legno in cui il ritiro differenziato è a variazioni dell’umidità interna e alla differente distribuzione delle fibre).

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